la Rotella

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21 ottobre 2010

Pinch Design e la domanda da NON fare

Alba Sideboard, Pinch Design. Photo by James Merrell

Fin da bambina la mia amorevole famiglia ha acquistato o conservato per me tessili, complementi e utensili di ogni genere per quando sarei diventata "grande".
Non si tratta di un vero e proprio corredo, ma più che altro di regali che, nella maggior parte dei casi, si sono rivelati previdenti, in altri casi direi che l'aggettivo giusto sia "coraggiosi".

L'imbarazzo maggiore forse deriva dal fatto che è molto difficile indovinare i trend futuri, quasi impossibile centrare i gusti personali.

Risale infatti alla notte dei tempi la prima volta che ho sentito amici e parenti porre la domanda: «Ma a te piace l'arredamento classico o moderno?» Che per me è un pò come domandare "simpaticamente" ai bimbi: «Vuoi più bene a mamma o a papà?»

Roba che ancora oggi mi fa restare a bocca aperta per qualche secondo.
Come fare loro capire che questa domanda non ha senso?
Come si fa ad arredare con uno stile invece, mi domando io.

Boyd, Pinch Design

Se è vero che la casa rappresenta le persone che ci vivono allora è vero che distruggerei e rifarei tutto l'arredo nuovo ogni mese! Ma intanto mi accontento delle mie contraddizioni, tradotte in un pot-pourri di materiali, textures e contrasti cromatici.

Tutta questa premessa serve da introduzione al lavoro dello studio/laboratorio Pinch Design, fondato da Russel Pinch e Oona Bannon, i cui arredi sono quanto di più vicino al concetto di classico contemporaneo, cioè senza stile.
E senza stile vuol dire senza tempo.

 Imo, Pinch Design. Photo by James Merrell
 
Qualità, eleganza sussurrata, l'uso prevalente del legno e l'attenzione ai dettagli, sono le peculiarità di questi arredi nati per creare atmosfere intime, accoglienti, familiari.
Le suggestioni arrivano dal design scandinavo e da quello britannico, come affermano gli stessi designers.

La collezione autoprodotta dal duo Pinch Design ha certamente una marcia in più: grazie alla collaborazione di 7 produttori selezionati sono in grado di offrire arredi personalizzati a richiesta del cliente.
Ma significative sono anche le collezioni disegnate per SCP, Ercol, Conran, Jme, Benchmark Furniture.
Beata, Pinch Design. Photo by James Merrell

Ci sono molte altre aziende, anche italiane, con queste caratteristiche, questa filosofia e collezioni di prodotti timeless; magari suggeritemele in un commento.

Ora che sapete però, per favore cercate di evitare "quella" domanda. Se invece siete costretti a rispondere fate come me, dite: moderno. Al moderno si perdona tutto!

 
Lowry, Pinch Design. Photo by James Merrell
 
Info su: http://www.pinchdesign.com/

5 commenti:

Maria Anna Napoletano ha detto...

Adele ottimo articolo, i classici non passano mai ma il moderno permette di identificarci nel nuovo senso di "ordine" delle cose e immagine della realtà che viviamo. In poche parole bisogna non dimenticare mai da dove veniamo ma allo stesso tempo vivere in proiezione di ciò che saremo o almeno vorremmo essere in virtù di una certa speranza e fiducia nel futuro. Concordo sulla questione che non si può arredare con uno stile anzi ciò che ci circonda deve rappresentare le varie sfaccettature della nostra personalità, il modo in cui ci poniamo verso gli altri, fissare i nostri ricordi, farci stare bene fino a conquistare il nostro senso di ordine, inteso come armonia, forza centripeta che concilia e lega insieme tutte queste vocazioni.
Baci dalla tua collega, amica e fedele lettrice.

Adele Rotella ha detto...

Grazie del tuo commento e della tua sensibilità Maria Anna.
Le tue considerazioni mi portano verso un'altra riflessione: siamo sicuri che ciò che ci circonda ci rappresenta appieno? Oppure rappresenta quello che vorremmmo essere, come un bell'abito?

MN ha detto...

si Adele è proprio così, l'architettura e il design, ma anche quindi la moda e l'arte, rispecchiano i nostri desideri, le nostre aspirazioni, le nostre speranze. Sono quello che ci manca, quello che vorremmo essere. L'etica a servizio dell'estetica e viceversa.

Lydia ha detto...

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