In un precedente post vi ho invitato ad una mostra (di cui vedete le foto) che fa il punto della situazione sul design in Campania.
Vecchi e nuovi pensieri si rincorrono alla ricerca delle parole più adatte per spiegare a voi e chiarire a me stessa che cos'è il design in Campania oggi.
Mi scuso fin d'ora se i concetti risultano confusi ma la situazione è proprio questa e nessuna frase meglio composta potrebbe contribuire a rendere più chiara l'idea.
Il design in Campania è, prima di tutto, coraggio.
E' una passione e non un lavoro.
Il design in Campania è Riccardo Dalisi, Renato de Fusco, Filippo Alison.
Il design in Campania non è solo Riccardo Dalisi, Renato de Fusco, Filippo Alison.
Il design in Campania è una definizione.
E' libri e professori e lezioni universitarie. Il design in Campania è fuori dall'Università.
E' studiare, imparare, formulare. E' presumere e presunzione. E' praticare e poi teorizzare.
Il design in Campania è self. Autoprodursi, autopromuoversi, autocompiangersi, automunirsi, autocorreggersi.
Il designer campano si arrangia, si inventa, re-inventa. Usa, ri-usa, ri-disegna, rifà.
Va via, rimane, combatte e combatte ancora.
Stringe i pugni, stringe mani, rimbocca le maniche, beve caffè.
L'azienda campana sa fare ma non sa comandare.
E' gelosa, generosa, curiosa, parsimoniosa.
E' intelligente, è furba, è comprensiva, è competitiva, è combattiva.
Il design in Campania è tempo.
E' storia, sentimento e illusione. E' umiltà e qualità.
Il design in Campania è una promessa non ancora mantenuta.
poltrona Cucharra, design by Diego Granese
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