Per non perdere il "filo del discorso" vi segnalo i link della parte 1 e della parte 2 di questo post, scritto da Jole Paolantonio.
Natura: un’analogia strutturale
Natura: un’analogia strutturale
Il rapporto di H&deM con la natura è davvero molto profondo. La necessità di una percezione che come precedentemente scritto coinvolge tutti i sensi implica un contatto con la natura che non si limita ad una mera copia di essa, ma va ben oltre ogni aspettativa.
Nella storia dell’architettura il rimando alla natura è stato un espediente formale a volte incoscio, a volte consapevole. Raramente i progetti di H&deM hanno un riferimento formale alla natura, poiché è comunque impensabile fuggire da qualcosa che ci circonda, che è parte di noi stessi. Ma nel parlare di copia della natura, i due architetti svizzeri non ricalcano le orme di un pittore del 19° secolo intento a dipingere la natura così com’è; essi rivendicano l’indissolubile legame con la natura nell’analogia strutturale, nei complessi meccanismi che diventano materiale d’azione e di comunicazione del progetto.
La natura è protagonista anche come contesto che ogni volta, con le sue molteplici variazioni, influenza il progetto fino ad una completa integrazione con essa. H&deM, infatti, hanno compreso prima di altri che l’urbanizzazione diffusa non può avvenire se non nella piena integrazione dell’architettura con l’ecosistema, in un dialogo profondamente rispettoso.
E’ importante avere coscienza dell’evoluzione dell’ambiente, dell’evoluzione della sua percezione; è in questa direzione che i due architetti hanno svolto e continuano a svolgere una vera e propria missione non solo creativa, ma anche etica, volta all’ apertura mentale, a sfide sempre diverse, all’incessante movimento.
Materia: le qualità nascoste delle cose
E’ ormai consuetudine associare H&deM al concetto di “pelle architettonica”, un involucro che cela la verità strutturale dell’edificio e restituisce un carattere sintetico all’architettura.
Dietro questo concetto vi è però ciò che Beuys ha trasmesso ala coppia svizzera: avere un approccio sensuale con la materia per scoprirne le qualità nascoste.
Dietro questo concetto vi è però ciò che Beuys ha trasmesso ala coppia svizzera: avere un approccio sensuale con la materia per scoprirne le qualità nascoste.
dettaglio del museo Schaulager, Svizzera. Progetto di Herzog & de Meuron
Da questo punto di vista la materia per H&deM si carica di molteplici significati; essa non è solo il medium tra l’interno pubblico o privato e l’esterno cittadino, ma si fa portatore di percezioni, di relazioni, dell’ identità dell’edificio stesso capace di evolvere nel tempo.
L’analisi del materiale, strumento fondamentale per i nostri architetti, riflette quindi il nucleo di ogni progetto. Per ogni edificio si prelevano innumerevoli campioni di materiale, a volte reperito proprio nel luogo dove sorgerà il progetto (come nel caso dello Shaulagher), si testano le qualità funzionali e sensoriali, si provano accostamenti, molto spesso inediti ma affascinanti. Il tutto per esaltare il ruolo dell’edificio, la sua unicità, la sua integrazione nel tessuto urbano.
fabbrica Ricola Europe, Svizzera. Progetto di Herzog & de Meuron
La materia, oltre ad essere strumento di rivelazione percettiva, è anche l’indicatore dello scorrere del tempo, elemento di cui H&deM sono pienamente consapevoli. Proprio per questo motivo essi lasciano che la materia venga “aggredita” dal tempo; è il caso della fabbrica Ricola a Mulhouse, dove la facciata cieca in cemento trattato con ossido di ferro è decorata da fasce ora verdi ora ruggine dovute alle percolazioni delle acque piovane.
La consapevolezza della caducità delle cose permette ai nostri di non fermarsi mai nella ricerca materica, ricercando nuovi linguaggi che si adeguino alla contemporaneità e offrendo nuovi spunti di ricerca, non solo per gli “addetti ai lavori”, ma anche per coloro che godono dell’architettura.
Oltre la materia dell’involucro, considerato come elemento comunicativo bidimensionale, è interessante come H&deM facciano dialogare la materia dell’elemento tridimensionale dell’edificio ovvero lo spazio interno.
Nel caso degli edifici con funzione espositiva, trattati successivamente, gli architetti lasciano spazio ai contenuti da esporre, mantenendo una pulizia materica che ben si discosta dalle caratteristiche così profonde del materiale in facciata.
bar del museo Schaulager, Svizzera. Progetto di Herzog & de Meuron
E’ negli spazi di servizio che i nostri si riappropriano di un linguaggio materico più articolato, talvolta sfacciato, ma mai eccessivo. E’ come un bisogno latente per soddisfare il lato sensuale del progetto che mai manca in H&deM.
Ed ecco spuntare un blob di resina epossidica dal tetto di un bar oppure un accecante giallo limone nei bagni pubblici.
dettaglio della Biblioteca universitaria, Germania. Progetto di Herzog & de Meuron
Qualunque sia la scala d’intervento, l’uso che i nostri fanno della materia permette di avvicinare lo spettatore all’edificio e di dimenticare, anche solo per pochi minuti, il reale motivo per cui si era entrati in quello spazio.
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